Barbie è la serie di sculture che ho iniziato a fare tornando dall’esperienza Erasmus a Bilbao. A Bilbao ho seguito un corso di scultura basca, il Professore Javer Elorriaga incitava a seguire la tradizione nelle sue peculiarità. Jeorge Oteiza, maestro scultore pittore e poeta basco, faceva delle sculture non più grandi di 50 centimetri, anche se tuttavia, le sue opere sono state anche più monumentali, la sua vera poesia, come ci insegnò il maestro Elorriaga, risiede nella sua opera più piccola. Minimalismo e tradizione, è stato questo l’insegnamento che ho ricevuto dalla scultura basca. Il monumentalismo americano viene disprezzato per innalzare la semplicità e la bellezza delle cose piccole.

La serie di Barbie è una riflessione sul corpo femminile, sul sentirsi donna, ha poco a che fare con la scultura basca, se non per le dimensioni. Da piccole tutte le bambine giocano con questa icona di bellezza perfetta che è Barbie, certe di divenire come lei crescendo i nostri sogni sono stati infranti dalla caducità dal tempo e dalle intemperie della vita. Così crescendo non abbiamo riscontrato la perfezione di quel giocattolo inanimato in noi stesse. Le mie Barbie sono un omaggio a tutte quelle donne che non si sentono perfette a causa di un’icona che ha loro tolto la possibilità di esserlo, un omaggio perchè le credo perfette.

Avremmo dovuto giocare con delle bambole imperfette per sentirci ora perfette.
Tutte le Barbie hanno le braccia aperta per un passo di una poesia di Rainer Marie Rilke nelle sue Elegie Duinesi:

No lo sai ancora tu? Getta dalle braccia il vuoto, dentro a quegli spazi che respiriamo, così che magari gli uccelli sentano l’ampliata aria con più intimo volo.

I Elegia

 

Barbie è un progetto che sto portando avanti tutt’ora nella mia ricerca.